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AMICHE

Svetoslav Peytchev

web

Mariana scese dall’auto, inserì l’antifurto, e si mise a camminare con andatura flessuosa attraverso la piazza, verso il Bar Caffe’ di fronte, sotto i tigli nel giardinetto.

Per lei e le sue amiche questo era uno dei luoghi d’incontro preferiti durante l’estate.

Il sole annoiato si mise a giocare irrequieto con i suoi capelli biondi, poi scivolò con i giocosi raggi, piano piano, giù sulla pelle bianca di mani e piedi. La sensazione di quest’onda calda e sfuggente era incantevole, il polso fu scosso ed i seni iniziarono a respirare ansimanti, come sotto le carezze di un amante capace...

La maggior parte dei tavoli all’ombra degli alberi erano occupati da uomini annoiati, qua e là qualche coppia, giovani madri con bambini e carrozzine accanto. Si avvicinò ad un tavolino libero vicino al viale da passeggio, e sentì che con la sua apparizione, i discorsi attorno ai tavoli erano cessati. Gli occhi maschili si posarono su di lei, riempendosi d’estasi e lussuria vagante sul suo corpo. Senza sentirsi in imbarazzo si sedette lentamente sulla sedia, e percorse con sguardo discreto i presenti.

Quelli che non erano soli la osservavano furtivamente dalle loro donne, o fingevano di cercare il cameriere con lo sguardo, mentre golosamente la bevevano con gli occhi.

Mariana sapeva d’essere bella, esageratamente bella, ma spesso si chiedeva fino a quando tutto ciò sarebbe stato così? Anche le sue amiche Milena e Margarita erano belle...prima di sposarsi e partorire. Poi si erano sformate, ingrassate, divenendo prive di personalità, come la maggior parte delle donne sposate e con prole. Anche lei era sposata, ma per fortuna suo marito non voleva un figlio, almeno per ora, l’attività che aveva iniziato occupava quasi tutto il suo tempo. Lui affermava che prima avrebbe dovuto assicurare alla famiglia sicurezza finanziaria, poi avrebbe pensato ad un bambino. Sono giovani?! La vita è davanti a loro. Quando arriverà il tempo avranno un figlio.

A volte anche lei desiderava diventare madre, ma solo il pensiero che al primo parto si gonfierà, i seni ed il ventre si abbasseranno, la faceva tremare d’orrore. Assolutamente non credeva in nessuna ginnastica di rassodamento o correzioni plastiche. No! Non era pronta per tutto questo. Desiderava ammirare ancora a lungo la sua magnifica presenza riflessa in specchi, vetrine e, più di tutto negli occhi maschili spalancati...

Lo show ai tavoli vicini continuava. Era abituata ormai, e non si stupiva più, come fosse possibile che tutti questi, che si definivano esseri intelligenti, avessero certe fisionomie idiote per la sola comparsa di una bella donna. Uomini...?! Cosa puoi farci...!

Dopo essersi tolta gli occhiali scuri, i suoi occhi turchesi s’illuminarono, e le esclamazioni dei maschietti non tardarono ad arrivare, cominciando con leggeri e stupidi fischi.

Poi udì uno sgarbato schioccare di lingua.

Qualcuno emise un profondo sospiro ansimante, ed i più intelligenti inspirarono profondamente, espirando dilatavano le narici...Dopo le esclamazioni, qualcuno si era dimenticato di chiudere la bocca, sembravano abbastanza comici. Altri, schiacciando le sigarette tra le dita, non vedevano la cenere cadere sui pantaloni, e agitavano la mano appena il mozzicone acceso scottava le dita, risvegliandoli dall’estasi per la sua bellezza.

Senza essere telepata, a Mariana era assolutamente chiaro cosa si progettava in quell’attimo nei loro cervelli, poteva essere formulato solo con una parola “Sesso”.

Anche le donne ai tavoli vicini non resistettero alla curiosità di vedere che cosa incantava gli uomini. Una dopo l’altra la osservavano, ed il modo con cui i loro occhi si chiudevano d’invidia, era la prova categorica della sua superiorità. Non sorrise a malapena quando alcune iniziarono ad aver improvvisamente fretta e cominciarono insistentemente ad invitare mariti o fidanzanti a pagare il conto e andarsene. Evidentemente l’avevano percepita come una minaccia per il loro personale benessere. Eppure, certe di loro erano con uomini abbastanza interessanti...

Sul viale giungeva Milena conducendo per mano la piccola figlia. La bambina correva accanto a lei, e la mamma era evidentemente arrossata dalla fretta per non tardare all’incontro. Amava essere precisa. Era cosi fin dai tempi della scuola, quando era nata l’amicizia tra loro tre.

Le chiamavano “Le belle M”, oppure “Le tre M”, per la loro prima lettera dei nomi, e perché davvero erano belle. Accanto ad ogni “M” era attaccato un complemento. A lei dicevano “La bella M” davvero era bellissima da piccola. Milena la chiamavano “La graziosa M” perché non solo era simpatica, ma perché come carattere era allegra e troppo buona. Non era rancorosa, facilmente perdonava tutto e a tutti, in genere era “graziosa” come persona e amica. All’opposto di lei Margarita. Anche lei era bella, però era più riservata e raramente sorrideva. Non si lamentava mai, e a nessuno faceva le scarpe (anche quando i ragazzi gli tiravano le trecce), ma sempre trovava il modo per vendicarsi su ognuno che l’aveva offesa. Per questo dall’inizio è diventata “La subdola M”, e le rimase solo l’appellativo corto “subdola”. Questo soprannome era assai esagerato ed immeritato. Lei era si un pò strana, ma loro tre si capivano magnificamente e la loro amicizia continuava ancora oggi.

Si sono baciate con Milena, attente a non rovinare il trucco, e hanno aiutato la bambina a sedersi sulla sedia tra loro. Il marito di Milena era un comandante di nave, e spesso era in navigazione. Forse per questo lei appariva un po’ nervosa e appena iniziò a parlare, la piccola cinguettò nel linguaggio tipico dei bambini: “Zia Malgalita, zia Malgalita alliva con il bambino...”

Infatti Margarita ormai s’infilava fra i tavoli spingendo la carrozzina con il morale di una slalomista piena d’esperienza, arrivando finalmente al “finish”, cioè al loro tavolo, ha respirato con sollievo: “Ciao a tutte!” salutò semplicemente, dopo aver bloccato la carrozzina con il figlio addormentato; si scambiarono fra loro i consueti baci.

“Come stai dolcezza? Vuoi un gelato?” disse rivolgendosi verso la bambina perché il cameriere era innanzi a loro.

“Voglio gelato al cioccolato... e splemuta d’alancia, Zia Malghi...” - borbottò la piccola, confondendo in un puro modo infantile la R con L.

“Bene, e per noi un frullato di frutta, va bene?”

“Sì. Perfetto con questo caldo” rispose Mariana, Milena annuì distrattamente e il cameriere si allontanò con l’ordine.

“Che novità mi raccontate?” disse Margarita prendendo nuovamente la parola.

Milena sembrava attendesse solo questo, ed esplose: “Lo ucciderò... lo mando fuori casa... glielo insegno io...”

“Aspetta, aspetta!” la interruppe Margarita: “Chi ucciderai e perché?”

“Il mio bellimbusto! Per il rossetto...” Continuò riscaldandosi, quando vide le sue amiche guardarsi con perplessità, e si occupò a spiegare i dettagli. “Questa mattina mio marito è partito ancora per un viaggio. Ci siamo salutati al porto e quando sono tornata a casa ho cominciato a riempire la lavatrice con i vestiti sporchi...improvvisamente vedo sul colletto di una sua camicia del rossetto... lo ucciderò quando ritorna...”

“Ah...Questo è successo” sorrise Mariana, aggiungendo: “Sicuramente quando l’hai rapito per baciarlo l’hai sporcato. Basta fare il diavolo a quattro per una gelosia senza senso”

“Si, si... Ma io non uso quel colore di rossetto!” disse quasi singhiozzando, interrompendosi improvvisamente all’arrivo del cameriere con le ordinazioni richieste.

La piccola iniziò dal gelato sforzandosi di non sporcarsi il vestitino, e loro succhiarono il fresco nettare di frutta attraverso le cannucce. Questo tranquillizzò un pò Milena. Lei, come sempre, era già pronta perdonare suo marito, e riprese rassegnata: “Boh non sono troppo sicura... forse potrebbe essere il mio rossetto, quello che ho visto era sopra ad una camicia scura, e le tonalità del colore cambiano...”

Per tranquillizzarla Margarita aggiunse: “Dai, non è successo nulla, solo una macchia di rossetto... Questo è niente in paragone a quello che è successo a me venti giorni fa!”

“Cosa ti è successo?” chiese con curiosità Milena.

“Ho allattato il bambino, poi prese sonno. Mio marito era al lavoro e mi sono messa a stirare. Sono arrivata ad un paio di pantaloni, e come sempre ho estratto tutto dalle tasche, e sapete cosa ho trovato?”

“Cosa?” chiesero le due amiche simultaneamente.

“Profilattici!” sibilò lei.

“Cosa c’entra che tu abbia trovato profilattici? Dov’è il problema?” chiese Milena stupita.

“Il problema è che quando lo facciamo, non usiamo mai profilattici!”

“Ahi... e ora cosa? Divorzierai? L’hai buttato fuori casa?” ha sparato Milena le sue domande una dopo l’altra, e Mariana rimase shockata con il bicchiere in mano.

“Tutt’altro!” rispose sorridendo enigmaticamente Margarita. “Semplice, ho preso un ago e ho bucati tutti i profilattici precisamente al centro. Poi li ho rimessi nella tasca dei pantaloni, ed ora aspetto...”

Mariana sentì scivolarle dalla mano il bicchiere che toccò lo spigolo del tavolo e cadde a terra.

Il fracasso del vetro infranto assordò involontariamente le sue parole: “Subdola...”

 

 

© Svetoslav Peytchev
© Traduzione dal Bulgaro di Vessela Lulova Tzalova
© Adattamento Italiano di Marco Bazzato
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© E-magazine LiterNet, 14.02.2005, № 2 (63)